Nell’era in cui viviamo, l’isolamento geografico non può più giustificare l’isolamento culturale. Con questa convinzione parliamo di Free Culture, ovvero il principio per cui la cultura deve essere liberamente fruibile dalla collettività.

Uno dei fattori che più ha limitato la diffusione di questo principio in Italia, è stato un semplice errore di traduzione. Traducendo “Free” in “gratuita” anziché in “libera”, ha comportato diffidenza verso la cultura diffusa senza restrizioni, in quanto si potrebbe pensare che un prodotto acquisito gratuitamente, non sia di adeguata qualità.

In realtà, la vera discussione è se la cultura debba essere accessibile o meno. Chi dovrà farsi carico dei costi è un discorso solo successivo.

Dal 19 al 25 ottobre ricorre la settimana dell’Open Access, l’Open Access Week (OAW) dedicata alla divulgazione dei valori dell’Open Access nel mondo. (http://www.openaccessweek.org/)
A chi non è capitato di fare una ricerca su PubMed e non poter accedere agli articoli? La causa di questo risiede nelle politiche sul diritto d’autore e l’Open Access rappresenta un’utile soluzione.

In America è obbligatorio pubblicare in Open Access (OA) se si utilizzano fondi pubblici. In Italia la Legge 112/13 apre all’OA. Il futuro è Open!

Anche il Segretariato Italiano Studenti in Medicina, già sottoscrivente della coalizione R2R (http://www.righttoresearch.org/) aderisce alla campagna OAW con una pagina facebook dedicata. (http://www.facebook.com/SISMOAWeek)

Per approfondire: www.oa.unito.it

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