Buddha: 'L’attaccamento porta alla sofferenza'

Secondo il Buddha, colui che ha raggiunto l’illuminazione, chi si lega troppo ad una persona prima o poi soffrirà. Nello specifico disse che: ‘L’attaccamento porta sempre alla sofferenza’.

L’amore vero sta nel non legarsi ma nel lasciare libero l’altro. Quando una persona si lega troppo ad un’altra, prima o poi soffrirà. Lo scrittore e poeta drammaturgo William Shakespeare la pensava diversamente ma allo stesso modo diceva che: “Ho imparato che non posso esigere l’amore di nessuno. Posso solo dar loro buone ragioni per apprezzarmi ed aspettare che la vita faccia il resto”.

Due frasi queste significative, di due tempi diversi ma di grande attualità per il vivere contemporaneo. A volte il legame può nuocere e a volte può legare. Quando un legame diventa morboso la storia diventa malata ma quando un legame muta e lascia l’altro libero allora crea ragioni per restare, per crescere.

Buddha: 'L’attaccamento porta alla sofferenza'

Alcune nozioni sulla storia del Buddha:

Secondo la storia antica un buddha è, secondo il Buddhismo, un essere che ha raggiunto il massimo grado dell’illuminazione. Un buddha, secondo le scuole che non accolgono le dottrine Mahāyāna e i relativi sutra ovvero che ritengono canonici solo gli insegnamenti contenuti negli Āgama-Nikāya, negli Abhidharma e nei Vinaya, è un essere che dopo aver trascorso diverse vite come bodhisattva si è progressivamente liberato dagli attaccamenti e dal saṃsāra, conseguendo la liberazione nel corso della sua ultima vita, ed è entrato nel nirvāṇa. Nonostante la liberazione dal saṃsāra, egli è soggetto alla malattia, alla vecchiaia e alla morte.

Il corpo fisico di un buddha è contraddistinto dai Trentadue segni maggiori che tuttavia sono visibili solo a chi ha purificato in modo sufficiente il proprio karma...Per saperne di più clicca qui

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