Sisma. Soccorritore scrive alla bimba morta: 'Scusa se siamo arrivati tardi'

La terra continua a tremare nel centro Sud ma la speranza è rimasta accesa fino all’ultimo istante. Purtroppo il numero delle vittime a causa del sisma è salito a 290 e i soccorritori continuano senza sosta per cercare di dare una mano alle persone coinvolte. Tuttavia un soccorritore, stravolto dal dolore per non essere riuscito a salvare una bimba rimasta troppo a lungo sotto le macerie, ha deciso di lasciare una lettera alla bimba che ha tentano di estrarre viva. “Ciao piccola, ho solo dato una mano a tirarti fuori da quella prigione di macerie. Scusa se siamo arrivati tardi purtroppo avevi già smesso di respirare, ma voglio che tu sappia da lassù che abbiamo fatto tutto il possibile per tirarvi fuori da lì”.

E’ quesa la commovente lettera scritta da uno dei soccorritori – forse un vigile del fuoco che si è firmato “Andrea” con un cuoricino accanto – e lasciata sulla bara di Giulia, la bambina di 11 anni morta per il terremoto a Pescara del Tronto. La sorella, Giorgia di 4 anni, è stata invece estratta vive 16 ore dopo il sisma ed è stata protetta nel crollo proprio dal corpo di Giulia.

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“Quando tornerò a casa mia a L’Aquila saprò che c’è un angelo che mi guarda dal cielo e di notte sarai una stella luminosa. Ciao Giulia, anche se non mi hai conosciuto ti voglio bene”, conclude la lettera. La madre invece è rimasta ferita nei crolli del sisma ed è andata in barella a salutare la figlia morta nella palestra comunale dove questa mattina si sono svolti i funerali. Molti i fiori per lei e regali per la sorella. Questa mattina infatti nella palestra di Ascoli si sono celebrati i funerali delle vittime del terremoto. Presente sia il premier Matteo Renzi, che il presidente Mattarella. Erano 35 il numero delle bare allineate nel grande stadio.

Sisma. Soccorritore scrive alla bimba morta: 'Scusa se siamo arrivati tardi'

Il vescovo durante la messa ha parlato molto ai fedeli e ha detto: “Le nostre campane torneranno a suonare. Le torri campanarie, che hanno dettato i ritmi dei giorni e delle stagioni, sono crollate, non suonano più. Tutto ormai è polvere. Eppure, sotto le macerie, c’è qualcosa che ci dice che le nostre campane torneranno a suonare”.

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