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Vende l’argento di Rio per salvare dal cancro un fan di 3 anni

«La mia medaglia d’argento oggi vale molto di più di quanto non fosse solo una settimana fa. Vale la vita e la salute del piccolo Olek»

Vende l’argento di Rio per salvare dal cancro un fan di 3 anniEsplora il significato del termine: Vende l’argento di Rio per salvare dal cancro un fan di 3 anni. L’atleta polacco campione di solidarietà. L’atleta polacco Piotr Malachowski, che nel lancio del disco è riuscito a portare a casa l’argento. Ambiva all’oro, come tutti i suoi avversari, ma aveva una ragione in più rispetto agli altri atleti per conquistare il titolo iridato. Sì perché, lo ha rivelato al rientro in Polonia, aveva promesso la medaglia ad un bambino di 3 anni, che lotta contro il cancro ad un occhio da due anni e la cui unica speranza è un costoso intervento possibile solo a New York.

L’argento era tutto ciò di cui aveva bisogno per aiutare il piccolo. Il campione del mondo ha annunciato su Facebook la scorsa settimana che aveva messo all’asta la medaglia. «Ho combattuto per l’oro a Rio. Oggi sto invitando tutti a lottare per qualcosa di ancora più prezioso. Se mi aiuti, la mia medaglia d’argento potrebbe rivelarsi più preziosa dell’oro per Olek» ha scritto Piotr sul suo profilo.

Una fondazione polacca, la Siepomaga, aveva già raccolto circa un terzo dei circa 480.000 zloty (circa 140.000 euro) necessari per finanziare il trattamento del ragazzo alla clinica di oncologia oculistica David Abramson a New York.

Il suo post diventato in poco tempo virale, Malachowski ha ricevuto per la sua medaglia offerte da tutto il mondo. Il discobolo ha quindi aggiornato Facebook per annunciare che aveva venduto la medaglia a Dominika e Sebastian Kulczyk «per una somma che ci permette di completare la raccolta di fondi».

«Siamo stati in grado di dimostrare che insieme possiamo fare miracoli» ha commentato l’atleta ringraziando i fan. «La mia medaglia d’argento oggi vale molto di più di quanto non fosse solo una settimana fa. Vale la vita e la salute del piccolo Olek. Questo è il nostro grande, condiviso, successo».