Studiosi: 'Più sbadigli a lungo e più sei intelligente'

Lo hanno scambiato per pigrizia e per sonnolenza, ma lo sbadiglio, molto spesso nasconde qualcosa in più. Infatti, secondo gli studiosi, più s sbadigli a lungo e più si è intelligenti. Sembra assurdo, ma secondo gli esperti è la verità. Ora una ricerca della State University of New York at Oneonta ha scoperto che si tratta di un segno di intelligenza, perché la durata degli sbadigli può essere un valido indicatore del peso del cervello e del numero dei neuroni presenti nello strato esterno del nostro organo più importante.

L’ultimo studio di Gallup ha preso in considerazioni 205 sbadigli di 177 soggetti che erano provenienti da 24 specie diverse e ha scoperto che: “negli esseri umani la lunghezza è di quasi sette secondi, negli elefanti sei, cammelli e scimpanzé circa cinque. Naturalmente il peso del cervello umano non è il maggiore in assoluto, ma siamo dotati di più neuroni nella corteccia di qualunque altra specie, caratteristica che potrebbe risultare il fattore più importante. Inoltre, anche l’età è uno dei parametri da tenere in considerazione, poiché gli adulti sembrano sbadigliare più a lungo dei bambini”.

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Studiosi: 'Più sbadigli a lungo e più sei intelligente'

La spiegazione suggerita è legata ad una struttura cerebrale più complessa, che ha necessità di una migliore circolazione e un raffreddamento più efficace. D’altronde l’ipotesi termoregolatoria, oggi una delle più accreditate per giustificare lo sbadiglio, era stata già avanzata proprio da Gallup qualche anno fa, considerando l’inalazione che viene effettuata durante questo movimento.

Lo studio, pubblicato sulla rivista Biology Letters, che vanta la presenza tra gli autori di Andrew Gallup, uno dei massimi esperti mondiali di sbadigli, mira a valutare l’intelligenza delle varie specie proprio cronometrando questo fenomeno. Il nodo cruciale della ricerca è che i primati (di cui facciamo parte anche noi esseri umani) tendono a manifestare sbadigli molto più lunghi di altri animali quali ratti, conigli e volpi.

Nello studio, datato 2011, lo scienziato aveva anche sottolineato che in estate, quando la temperatura esterna è più alta e quindi più simile a quella corporea, il fenomeno è meno diffuso, diversamente da quanto avviene nel periodo invernale più ricco di aria fresca. In realtà, la funzione fisiologica alla base di questo fenomeno non è ancora chiara, probabilmente perché gli stimoli che lo generano sono numerosi, tanto da costituire una difficoltà che finora ha impedito di arrivare ad una soluzione universalmente accettata. La molla propulsiva può essere la stanchezza, o la fame, oppure può esserci un collegamento con il nervosismo o una funzione sociale (indicare noia per una determinata circostanza).

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