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In Italia il divario tra nord e sud si fa sempre più grande. E oggi a fare la differenza sono i dati sulla salute dei cittadini. Secondo l’ultimo rapporto di Osservasalute si muore con più facilità nel sud Italia.

Il problema sta nel reddito e nella poca disponibilità a curarsi. Medicine e costi della sanità sarebbero un grosso problema per moltissime famiglie con un reddito troppo basso per far qualsiasi cosa.

Il divario tra nord e sud è davvero troppo troppo elevato. La dinamica della sopravvivenza, tra il 2005 e il 2016, dimostra che tali divari sono persistenti, in particolare Campania, Calabria, Sicilia, Sardegna, Molise, Basilicata, Lazio, Valle d’Aosta e Piemonte restano costantemente al di sotto della media nazionale.

Tra queste la Campania, la Calabria e la Sicilia peggiorano addirittura la loro posizione nel corso degli anni. Per contro, quasi tutte le regioni del Nord, insieme ad Abruzzo e Puglia.

Scendendo nel dettaglio territoriale, il dato sulla sopravvivenza mette in luce l’enorme svantaggio delle province di Caserta e Napoli che hanno una speranza di vita di oltre 2 anni inferiore a quella nazionale, seguite da Caltanissetta e Siracusa che palesano uno svantaggio di sopravvivenza di 1,6 e 1,4 anni rispettivamente. Le Province più longeve sono quelle di Firenze, con 84,1 anni di aspettativa di vita, 1,3 anni in più della media nazionale, seguite da Monza e Treviso con poco più di un anno di vantaggio su un italiano medio.

Nel decennio 2005-2015 si legge che “si è osservato un netto incremento della spesa privata (+23,2%, da 477,3 euro pro capite a 588,1), soprattutto nelle regioni del Nord.

Tali regioni si contraddistinguono per alti livelli di spesa pubblica pro capite, buoni livelli di erogazione dei Livelli essenziali di assistenza Lea e quote basse di persone che rinunciano alle cure”.

il presidente dell’Istituto superiore di sanità (Iss), Walter Ricciardi dopo i dati emersi dal rapporto ha detto che è evidente il fallimento del Servizio Sanitario Nazionale, anche nella sua ultima versione federalista, nel ridurre le differenze di spesa e della performance fra le regioni italiane”.

“È dunque “auspicabile – afferma ancora- che si intervenga al più presto partendo da un riequilibrio del riparto del Fondo Sanitario Nazionale, non basato sui bisogni teorici desumibili solo dalla struttura demografica delle Regioni, ma sui reali bisogni di salute, così come è urgente un recupero di qualità gestionale e operativa del sistema, troppo deficitarie nelle regioni del Mezzogiorno, come ampiamente evidenziato nel nuovo Rapporto”.

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Non meno gravi i divari sociali di sopravvivenza quindi dove in Italia un cittadino può sperare di vivere 77 anni se
ha un livello di istruzione basso e 82 anni se possiede almeno una laurea; tra le donne il divario è minore, ma pur sempre significativo: 83 anni per le meno istruite, circa 86 per le laureate. Che dire il divario è evidente e al moemnto la situazione è davvero critica.

Fonte Rapporto Osservasalute 2018

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