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Sempre più pensionati italiani decidono di passare gli ultimi anni di vita fuori dall’Italia. Secondo gli ultimi dati pare che il Portogallo sia diventato il paradiso degli over 60 per interessanti motivi.

Al momento, secondo le stime, sono circa 370 mila i pensionati che hanno scelto di lasciare il Paese per trasferirsi all’estero. Il basso costo della vita, le tasse sulla pensione che non si pagano, sono solo alcuni motivi che spingono moltissimi anziani a trasferirsi in Portogallo. Inoltre tutto costa meno e in Portogallo l’assegno dell’INPS può essere incassato lordo per dieci anni. Tuttavia non tutti sono d’accordo con questa scelta, infatti recentemente Tito Boeri, presidente dell’Inps, è insorto in un’audizione parlamentare lamentando che ogni anno paga 373 mila pensioni a italiani residenti all’estero: una spesa di un miliardo di euro.Boeri ha lamentato anche l’aumento di pensioni a 89 mila all’estero nel 2017, per una spesa di 35,6 milioni di euro, sostenendo che ciò provoca una distorsione della spesa assistenziale italiana, tanto in tali Paesi le spese assistenziali sono comunque garantite al di sotto di un certo reddito.

Però anche se Boeri si lamenta la verità è che l’Italia non è più un paese per vecchi. Infatti troppi anziani soffrono la fame a causa della crisi economica. La vita costa troppo, gli assegni previdenziali non sono quelli di una volta. E da un paio d’anni, silenzioso ma imponente, è scattato l’esodo oltre frontiera dei nonni tricolori.

Nel 2014 hanno fatto la valigia in 5.345, il 64% in più dell’anno precedente. Molti sono partiti per Tunisia, Romania o Bulgaria, i Bengodi low-cost dove 800 euro al mese pagati dall’Inps sono una mezza fortuna. L’ultima moda è però un’altra: la caccia alle Cayman della terza età. Quei paesi – il più gettonato è infatti sempre più il Portogallo – dove lo stipendio mensile, come in un paradiso offshore, si incassa al lordo. Senza pagare un euro all’Agenzia delle entrate.

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I numeri dell’Italia sono molto inferiori: 51 espatriati nel 2014, il triplo dell’anno prima. Ma crescono geometricamente.  “Noi almeno 20-30 al mese”, calcola Marcello Menichetti della Camera di Commercio Italia-Portogallo. Il passaparola funziona. Anche perché chi è già “residente non abituale” è tutt’altro che pentito. “Io sono rinata – racconta entusiasta Luisa Gaiazzi, 63enne ex impiegata di un’azienda farmaceutica residente nella capitale lusitana da un anno – . A Roma con i miei 840 euro al mese faticavo a far quadrare i conti. In Portogallo, a parte la lingua su cui fatico un po’, mi sento una signora”.

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