Orso polare denutrito. E' il simbolo del surriscaldamento del pianeta

Magra, debole e sofferente. Così appare questa femmina di orso polare immortalata dalla fotografa tedesca Kerstin Langenberger in un’isola dell’arcipelago delle Svalbard, nel Mar Glaciale Artico. Una foto postata poche settimane fa sul profilo Facebook della fotografa e che ora sta diventando l’emblema dei cambiamenti climatici e sta commuovendo il web. L’orso polare, pelle e ossa, ricurvo su una lastra di ghiaccio fa davvero una tenerezza assurda. “A prima vista, tutto è come è sempre stato ma davvero gli orsi vivono bene qui? Io vedo estati calde come mai prima, i ghiacci ritirarsi e scomparire ogni anno. E anche gli orsi morire di fame.

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Passeggiano sulle rive in cerca di cibo e anche gli esemplari femmine che devono dare alla luce i piccoli, sono spesso smagrite”. Queste le prime considerazioni della donna che ha immortalato la scena.

“Secondo gli esperti la popolazione degli orsi delle Svalbard è stabile, persino in aumento” ma, si chiede Kerstin Langenberger, “come può una popolazione essere stabile se è costituita da meno femmine e cuccioli e se gli orsi hanno una massa corporea insufficiente? Non ho dati scientifici per supportare le mie osservazioni ma ho occhi per vedere e una testa per trarre conclusioni. Il cambiamento climatico è una realtà importante qui nell’Artico. E dipende da noi cercare di cambiare questa situazione. Facciamo qualcosa per la minaccia più grande del nostro tempo. Forse non possiamo salvare questo orso qui – scrive Kerstin Langenberger riferendosi alla foto che ha postato -. Ma ogni piccola azione che facciamo per cambiare è un passo nella giusta direzione. Dobbiamo solo per iniziare e continuare!”.

“Se ci sono sempre meno mamme e cuccioli come si può parlare di una popolazione stabile?”. Ammettendo di non avere dati scientifici su cui basarsi, continua: “Il cambiamento climatico sta avvenendo ed è un grosso problema nella regione artica. E spetta a noi decidere se fermarlo. Quindi facciamo qualcosa per la minaccia più grande dei nostri tempi”.

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