Lo diceva anche Bukowski Vivere con un gatto ti migliora la vita

Lo diceva anche Bukowski: Vivere con un gatto ti migliora la vita…

“Se sei giù di morale, basta guardare i gatti e ti sentirai meglio, perché loro sanno che tutto è semplicemente com’è. Non vale la pena scaldarsi. Loro lo sanno e basta. Sono i salvatori. Più gatti hai, più a lungo vivrai. Se hai cento gatti, vivi dieci volte di più che se ne hai dieci. Prima o poi questa cosa verrà scoperta e la gente avrà migliaia di gatti e vivrà per sempre…”, diceva lo scrittore americano Charles Bukowski, nato in Germania nel 1920 col nome di Heinrich Karl Bukowski. Bukowski amava la musica classica, le corse dei cavalli, la bottiglia e le donne.

Ma soprattutto la poesia, la letteratura, scrivere, specialmente in piena notte circondato dai suoi gatti che gli camminavano sopra la scrivania e mettevano il naso tra i suoi fogli.

Lo diceva anche Bukowski Vivere con un gatto ti migliora la vitaCharles Bukowski arrivò ad averne fino a nove (contemporaneamente): La sua casa era dunque diventata un piccolo gattile. Charles Bukowski, che parlava male di tutto e tutti tratta le sue “piccole tigri” con grande rispetto – anche quando affronta quelle più malvagie che “mangiano gli uomini” – proprio perché sono queste creature dalla «bellezza del diavolo», le prime a dare e pretendere rispetto, maestre nell’arte della sopravvivenza. Indipendenti, fiere, combattenti senza mai tradire la loro vera natura. Intimamente selvagge, ribelli e anche un po’ ciniche. Hank si identificava in loro, da loro si faceva ispirare tanto da dedicargli una lunga serie di poesie. Alcune, inedite, sono raccolte, insieme a stralci di saggi, nel libro dal titolo Sui gatti, che attinge direttamente ai manoscritti originali.

I gatti di Hank però, non sono micetti da salotto: Sono feroci e costretti ogni giorno a fare i conti con una società spietata che li prende a bastonate. Loro affamati e malconci bussano alla sua porta, come se sapessero che ad accoglierli c’ è un brav’uomo pronto a offrire cibo e assistenza, ricoveri in cliniche veterinarie e interventi chirurgici costosissimi. Questo è l’ amore, «alla faccia delle bassezze dell’ essere umano».
Un giorno dunque si presentò «il Manx», un vecchio gatto strabico, dal carattere tosto . Con la lingua a penzoloni e la coda mozzata.

«È bellissimo, ha cervello. L’ abbiamo portato dal veterinario per fargli fare la radiografia, è stato messo sotto da una macchina», racconta. «Il dottore dice: “Questo gatto è stato investito due volte, gli hanno sparato, gli hanno tagliato la coda”. Gli ho detto: “Questo gatto sono io”.
È arrivato alla mia porta che stava morendo di fame. Sapeva benissimo dove venire. Tutti e due siamo barboni sopravvissuti alla strada».

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Bukowski sapeva riconoscere l’ anima sincera degli animali “incapaci di dire bugie”. Forze della natura, mettono di buonumore quando ti girano intorno, e regalano emozioni incredibili quando si addormentano sui piedi e fanno sentire il loro peso gentile. «Un gatto è la raffigurazione del meccanismo perpetuo come il mare… lo accarezzi solo perché lui te lo permette».

I gatti infatti sanno come insegnarti la calma e l’ ineluttabilità degli eventi: Hank amava trascorrere le sue notti diviso tra la bottiglia e la scrittura con i suoi 9 gatti, liberi di girare per la sua casa indisturbati. Non è la loro bellezza fisica ad affascinarlo, quanto il loro essere sempre se stessi, anche dormendo 20 ore al giorno, comodi nei posti più improbabili…

Come scriveva Bukowski:
«Nella mia prossima vita voglio essere un gatto. Per stare sdraiato da qualche parte …. Gli uomini sono troppo sfigati, inca**ati e ossessivi».

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