L'insegnamento di Galimberti: 'I libri non servono per sapere ma per pensare'

‘I libri non servono solo per sapere ma anche per imparare a  pensare’. Con questa frase il sociologo e studioso Umberto Galimberti ha voluto darci un grande consiglio, una lezione di vita su come nutrire il nostro cervello.

La lettura, spesso, ha tante missioni ma una in particolare è quella di insegnarci  a pensare. Sembra un concetto scontato e banale ma non è così. La lettura serve per imparare meglio ad orientarci nella vita, a diventare pensatori migliori, uomini di cultura interiore e non solo fatti di una testa capace di immagazzinare informazioni di vario genere.

“I libri vanno aperti, sfogliati, dissolti nella loro presunta unità, per offrirli a quella domanda che non chiede “che cosa dice il libro?”, ma “a che cosa fa pensare questo libro?”

La cultura ha tanti modi di esprimersi e una di queste è imparare a pensare e a parlare grazie ad essa. La mera presa di informazione fine a se stessa non serve. Un uomo acculturato ma incapace di esprimere le proprie emozioni e di pensare con la sua tesa, non è un uomo profondamente acculturato.

“In un certo senso l’amore è uno stato di passività (per questo si parla di passione) dove, per il tempo che siamo innamorati, non affermiamo la nostra identità, ma comodamente, la riceviamo dal riconoscimento dell’altro.”

Umberto Galimberti

Ricordiamo che Umberto Galimberti, nato a Monza il 2 maggio 1942 è un filosofo, sociologo, psicoanalista e accademico italiano, anche giornalista del quotidiano La Repubblica.

Nel corso della sua carriera lavorativa ha collaborato settimanalmente con Il Sole 24 Ore dal 1987 al 1995, anno in cui inizia la collaborazione, a tutt’oggi attiva, con La Repubblica sia con editoriali su temi d’attualità che con approfondimenti di carattere culturale.  Nel 2002 gli è stato assegnato il premio internazionale “Maestro e traditore della psicanalisi”, e, nel 2011, il Premio Ignazio Silone per la cultura. Per saperne di più clicca qui

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