Questo il testamento di Umberto Veronesi: “Siate dubbiosi e siate trasgressivi, se trasgredire significa andare oltre limite del dogma o la rigidità della regola. Guardate all’esperienza della mia lunga vita: senza dubbio e senza trasgressione non avrei visto (e contribuito a provocare) i progressi nella lotta al cancro, l’evoluzione del ruolo delle donne, l’affermazione della libertà di amare, avere figli e vivere la propria sessualità, il tramonto del razzismo, la nascita del senso di sostenibilità ambientale e il rispetto per l’armonia del pianeta e per tutti gli esseri viventi.

È vero anche che non ho visto, come da giovane ho sperato, la sconfitta del cancro e neppure la fine della violenza delle guerre e della fame nel mondo. E questo mi rammarica profondamente”.

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Umberto Veronesi si è spento l’8 novembre a 90 anni, circondato dai figli e dall’amore della sua famiglia. Fino all’ultimo giorno il medico oncologo è stato lucido, racconta ala sua storica assistente Donata Francese, lui che non aveva paura della morte e che ha continuato a scrivere articoli.

Così, ha deciso di lasciare un testamento anche ai medici e ai futuri medici. Un testamento intellettuale quello pubblicato postumo dal sito di Repubblica, in cui Umberto Veronesi porta come primo paragrafo una citazione del filosofo francese Pierre Hadot, sottolineando che lo ha “illuminato”: “Nella letteratura universale troviamo molti predicatori, molti dispensatori di lezioni, molti censori che dispensano morale agli altri con sufficienza, con ironia, con cinismo, con durezza, ma è estremamente raro vedere un uomo mentre si sta esercitando a vivere e pensare”.

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