Cosa succede se non usiamo Facebook per 7 giorni

Facebook vietato in ufficio, un italiano su tre aggira il divieto. Sempre più datori di lavoro ed uffici considerano Facebook ed i social network una potenziale distrazione per i dipendenti, e di conseguenza lo vietano impedendone l’accesso dai computer aziendali.

Ma, stando a quanto svela una recente indagine, un italiano su tre aggira i divieti pur di dare un’occhiata alla bacheca propria e degli amici.

Lo studio, denominato People-Inspired Security e condotto su 4500 persone in 7 Paesi europei (Italia, Gran Bretagna, Germania, Francia, Spagna, Belgio e Olanda), rivela che nonostante in Europa l’accesso a facebook sia limitato o addirittura vietato al 40% dei dipendenti, in Italia un terzo delle persone (32%) ignora la norma pur essendone a conoscenza.

Il dato italiano è in linea con quanto registrato in Germania (34%), Spagna (33%), Belgio e Olanda (31%). Sorprende il dato britannico: gli inglesi sono infatti quelli più propensi a utilizzare facebook a dispetto della policy aziendale, con il 41% di loro che ammette di accedere al social network durante l’orario di lavoro. Il paese più diligente e rispettoso delle norme aziendali è, invece, la Francia, dove solo un lavoratore su cinque (20%) dichiara di sfuggire ai divieti aziendali sull’accesso ai social.

Analizzando i dati dello studio, viene fuori che in Italia sono i cosiddetti “Millennials”, ovvero le persone di età compresa tra i 18 e i 34 anni, quelli sfidano di più le restrizioni aziendali in materia di accesso a siti web e applicazioni, con quasi il doppio delle probabilità di aggirare le norme rispetto alla media di tutte le altre età. Quasi la metà di loro ha infatti ammesso di ignorare o aggirare abitualmente il divieto di accedere a face book (49%) e ai siti di video streaming come YouTube (36%).

I dati degli utenti: 

Rispetto ai settori di mercato, in Europa si tende a limitare o vietare l’accesso a facebook più frequentemente nell’alberghiero (47%). Nonostante questo, le persone che vi operano sono tra quelle che tendono a disobbedire più spesso (38%), seconde solo a chi lavora nel settore immobiliare (46%).

Ma come vengono aggirati i divieti? Circa un terzo dei lavoratori italiani tende ad ignorare o ad aggirare le restrizioni utilizzando i propri dispositivi personali anche nel caso di applicazioni d’archiviazione sul cloud (34%), app mobile (38%), servizi di video streaming (29%) e Twitter (26%).

“Dal punto di vista della sicurezza – commenta Dimitrios Tsivrikos, consumer and business psychologist allo University College London – è comprensibile che i datori di lavoro vogliano controllare l’uso della tecnologia da parte dei propri dipendenti”.

Lo psicologo: 

Tuttavia lo psicologo mette in guardia le aziende su un possibile calo della produttività e di coinvolgimento se si ignorano le esigenze del professionista moderno. “I giorni in cui le persone seguivano le regole senza metterle in discussione appartengono decisamente al passato. Fiducia, comunicazione chiara e quadri normativi adeguati – spiega Tsivrikos – sono molto più efficaci nel favorire un comportamento costruttivo, al lavoro come nel tempo libero”.

“Come dimostra questo studio, vietare l’utilizzo della tecnologia e l’accesso ad alcuni siti web sul posto di lavoro spesso produce l’effetto opposto rispetto a quello desiderato. Una reale fiducia deve essere reciproca. Le aziende – suggerisce l’accademico – dovrebbero cercare di osservare il modo in cui i propri dipendenti lavorano e trovare, quindi, il modo di incorporarlo positivamente all’interno dell’ambiente professionale”.

Fonte RAINEWS.it

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