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Avere trent’anni significa… Il pensiero di Oriana Fallaci

Avere trentxanni significax Oriana Fallaci, una delle scrittrici più amate degli ultimi tempi aveva molto su cui discutere e in uno dei suoi testi dal titolo: xSe il sole muorex, un elogio alla speranza per tutti i giovani trentenni, ha ripercorso il suo reportage sui preparativi della Nasa per il viaggio verso la Luna, rivolgendosi agli astronauti trentenni esortandoli a godere appieno della propria età e a non aver paura di osare. Parole forti, di incoraggiamento che, a più di quarantxanni di distanza, può essere prezioso per tutti i trentenni di oggi, specialmente quelli italiani, ormai disillusi e poco speranzosi a cuasa di una crisi economica che ha spazzato via gran parte dei sogni di tuttix

xIo mi diverto ad avere trentxanni, io me li bevo come un liquore i trentxanni: non li appassisco in una precoce vecchiaia ciclostilata su carta carbonexx

xAscoltami, Cernam, White, Bean, Armstrong, Gordon, Chaffee: sono stupendi i trentxanni, ed anche i trentuno, i trentadue, i trentatré, i trentaquattro, i trentacinque! Sono stupendi perché sono liberi, ribelli, fuorilegge, perchè è finita lxangoscia dellxattesa, non è incominciata la malinconia del declino, perché siamo lucidi, finalmente, a trentxanni! Se siamo religiosi, siamo religiosi convinti. Se siamo atei, siamo atei convinti. Se siamo dubbiosi, siamo dubbiosi senza vergogna. E non temiamo le beffe dei ragazzi perché anche noi siamo giovani, non temiamo i rimproveri degli adulti perchè anche noi siamo adulti. Non temiamo il peccato perché abbiamo capito che il peccato è un punto di vista, non temiamo la disubbidienza perché abbiamo scoperto che la disubbidienza è nobile. Non temiamo la punizione perché abbiamo concluso che non cxè nulla di male ad amarci se ci incontriamo, ad abbandonarci se ci perdiamo: i conti non dobbiamo più farli con la maestra di scuola e non dobbiamo ancora farli col prete dellxolio santo. Li facciamo con noi stessi e basta, col nostro dolore da grandi. Siamo un campo di grano maturo, a trentxanni, non più acerbi e non ancora secchi: la linfa scorre in noi con la pressione giusta, gonfia di vita. È viva ogni nostra gioia, è viva ogni nostra pena, si ride e si piange come non ci riuscirà mai più, si pensa e si capisce come non ci riuscirà mai più. Abbiamo raggiunto la cima della montagna e tutto è chiaro là in cima: la strada per cui siamo saliti, la strada per cui scenderemo. Un pox ansimanti e tuttavia freschi, non succederà più di sederci nel mezzo a guardare indietro e in avanti, a meditare sulla nostra fortuna: e allora comxè che in voi non è così? Comxè che sembrate i miei padri schiacciati di paure, di tedio, di calvizie? Ma cosa vxhanno fatto, cosa vi siete fatti? A quale prezzo pagate la Luna? La Luna costa cara, lo sox.

xCosta cara a ciascuno di noi: ma nessun prezzo vale quel campo di grano, nessun prezzo vale quella cima di monte. Se lo valesse, sarebbe inutile andar sulla Luna: tanto varrebbe restarcene qui. Svegliatevi dunque, smettetela dxessere così razionali, ubbidienti, rugosi! Smettetela di perder capelli, di intristire nella vostra uguaglianza! Stracciatela la carta carbone. Ridete, piangete, sbagliate. Prendetelo a pugni quel Burocrate che guarda il cronometro. Ve lo dico con umilità, con affetto, perché vi stimo, perché vi vedo migliori di me e vorrei che foste molto migliori di me. Molto: non così poco. O è ormai troppo tardi? O il Sistema vi ha già piegato, inghiottito? Sì, devxesser cosìxx 

Fonte:  O.fallaci. xSe il sole muorex, Rizzoli 1965. Edizione Bur 1989, pag. 388-389